“Sono entrato in bottega a cinque anni, davo sfogo alla mia creatività su piccoli pezzi di legno cercando di imitare mio padre. Pochissimi anni dopo ho preso in mano scalpelli e sgorbie. Poi ho frequentato il liceo artistico: lavoravo e studiavo. Anche la formazione scolastica, associata agli insegnamenti di mio padre, ha contribuito alle attuali accuratezza, ricerca del dettaglio e sperimentazione che applico alle mie produzioni, con il valore aggiunto indispensabile della creatività”.
Antonello Puddu, oggi 44 enne, ha vissuto pienamente sin da bambino il mondo dell’artigianato artistico, affiancando il padre Giorgio nell’ attività del loro laboratorio del legno di Pirri (municipalità di Cagliari).
Prima il padre, poi lui,custodi dell’antichissima arte della decorazione a intaglio e capaci di combinare la tradizione a più recenti forme di progettazione:
“ Da lui ho preso tantissimi segreti – afferma Antonello – e tutto riguardo alla tecnica manifatturiera, in particolare dell’intaglio rifinito in policromia, per poi evolvermi e ‘camminare’ da solo a partire dal 2006”.
Come riassumere una carriera lunga quasi 40 anni? “ Passione, dedizione, applicazione, innovazione e creatività” sono le parole chiave per l’artigiano cagliaritano.
Dove finisce la progettazione e inizia la fantasia creativa? “Dipende da tanti fattori, specialmente dal tipo di manufatto, in quelli più classici e negli arredi su misura, occorre essere ‘fedeli’ alla tradizione e alle aspettative del cliente, in altri la creazione e più libera”.
A proposito di produzioni,quali le più apprezzate e più richieste? “Il simbolo dell’intaglio in Sardegna è la cassapanca e rappresenta il ‘pezzo’ più importante delle mie produzioni. Dalle cassapanche si distinguono la casse nuziali, arredo antico da camera da letto. Poi ci sono i mobili tradizionali, come le credenze, ma anche gli arredi contemporanei. Tra gli oggetti più richiesti, alcuni più ‘alla portata’, in tutti i sensi, come vassoi e taglieri”.
La collezione di Puddu è nota anche per i giocattoli, premiati con importanti riconoscimenti: “In particolare il cavallino a dondolo ma anche tante altre rivisitazioni dei giocattoli della tradizione. Anche in questo caso si tratta di un’eredità paterna”.
Appunto, i passeggeri, tanti e soprattutto stranieri, è tempo in cui lo scalo olbiese ‘ribolle’ di turisti e vita: “Esatto! E' un’occasione di farsi conoscere da tanti potenziali clienti, ma è anche motivo di orgoglio rappresentare a modo mio l’identità isolana”.
Un’opportunità di mostrare che l’artigianato artistico e tradizionale sardo è ‘vivo’: “Io egli altri artigiani protagonisti dell’iniziativa possiamo oltre che dare dimostrazioni delle rispettive tecniche, anche mostrare la realtà del nostro settore, che produce e appassiona. Per altro soprattutto gli stranieri comprendono il valore intrinseco dei manufatti e il sacrificio nel realizzarli”.
Gli artigiani protagonisti dei ‘lab’ aeroportuali sono tutti iscritti alla vetrina virtuale della Regione (www.sardegnaartigianato.com), iniziativa ideata e organizzata Geasar, società di gestione dell’aeroporto, in collaborazione con Cortesa e col sostegno dell’assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio, insieme ad un’altra, ossia ‘My favourite artisan award, che premia fortunati passeggeri con manufatti dei corner Isola.
“Io – afferma con orgoglio Antonello – sono iscritto dal principio, sono stato il primo della categoria legno. Il portale ufficiale regionale è una validissima iniziativa, sia come biglietto da visita ma non on line: Il cliente vuole vedere dal vivo, toccare, ‘sentire’ la qualità del legno e del prodotto, ecco perché anche i corner Isola degli aeroporti sono davvero una bella idea: io espongo sia a Cagliari che a Olbia, un modo per farmi conoscere nei mercati internazionali da potenziali clienti dalle grandi possibilità economiche. Nelle due boutique aeroportuali ho venduto anche ‘pezzi importanti: l’iniziativa dell’assessorato regionale, per quanto mi riguarda, è riuscitissima”.
Infine uno sguardo al futuro dell’arte dell’intaglio. Timori che svanisca senza proseliti? “Sarebbe un ‘buco nero’ nella cultura sarda, lo spegnimento della luce. Nonostante la crisi di vocazione per il mestiere, non credo che accadrà”.
Volontà di trasmettere l’arte? “Sono stato coinvolto in alcuni progetti di formazione. Ci sono giovani che mi chiedono di imparare il mestiere, ma al momento non ho tempo e modo di insegnare e seguire i carichi di lavoro contemporaneamente. In futuro, chissà… L’unica vera allieva è… mia figlia, ha cinque anni e si diverte a fare lavoretti con pezzi di legno, mi ricorda qualcuno alla sua stessa età…”.
Tradizione familiare.
Artigianato artistico
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