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Kara Sardegna

La cultura identitaria dell’Isola riletta in chiave e gusto contemporanei. La caratteristica peculiare della quasi trentennale carriera di Valeria Tola è aver valorizzato e reinterpretato la lavorazione della ceramica, uno dei settori più caratterizzanti e tradizionali dell’artigianato artistico sardo, in modo del tutto originale e accattivante.

Valeria è capace, infatti, di riproporre, nei suoi manufatti ceramici vari tratti e aspetti del più ampio patrimonio artigiano isolano, in particolare gioielli, tessuti e oggetti propri del mondo agropastorale di un tempo.

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Padre di Silanus, madre di Gavoi, da sempre vive a Macomer, tutti luoghi ricchi di tradizioni artigiane.

Ma per Valeria, protagonista del quinto appuntamento di ‘My favourite artisan Lab’, non ci sono eredità artistiche familiari, solo talento innato, passione travolgente e vivace capacità espressiva. “Traduco la passione per la mia attività in entusiasmo – spiega l’artista macomerese -, affrontando così i sacrifici che il mio mestiere impone”.

Entusiasmo e vivacità, ‘armi’ che hanno coinvolto le centinaia di passeggeri in transito a Olbia nel corso del laboratorio dal vivo: “Non è la prima volta che mi sono esibita in pubblico – specifica - di certo non davanti a uno così nutrito e internazionale ma non c'è stato nessun condizionamento, per me affascinare con l’arte è sempre stato uno stimolo”.

In più, la sua esibizione è stata accompagnata dall’artista musicale Luca Jurman: “E' stato un abbinamento ideale – afferma Valeria - specie per chi, in partenza, ha potuto stemperare la malinconia di lasciare la Sardegna. Da parte mia, ho cercato di rappresentare al meglio la nostra terra – prosegue - ho mostrato ai viaggiatori un suo tratto distintivo, il saper fare tradizionale, vera espressione dell’Isola, da cui ripartire per uno sviluppo prospero e sostenibile”.

Dall’attualità alle origini. “Da bambina, in visita dai nonni materni –racconta- ero attratta dalle attività quotidiane d’un tempo: lì ho imparato a ricamare. I ‘saperi’ barbaricini – prosegue - hanno influito sulle mie attitudini artistiche in me ha prevalso la parte materna”.

A talento e abilità si sono aggiunte le tecniche di lavorazione apprese nei cinque anni all’Istituto d’arte di Oristano. Appena completato il corso di studi, nel 1992 Valeria aprì il laboratorio di ceramica a Macomer dove tutt’ora, cinquantenne, crea e produce. “Alla propensione alla manualità ho sommato l’ispirazione da modelli della tradizione isolana – dice la protagonista di My favourite artisan - le mie forme sono una novità per quanto riguarda i manufatti in ceramica, ma hanno riferimenti precisi: ho ‘portato dentro’ la ceramica gli elementi del nostro passato. Le tecniche si sono consolidate nel tempo – aggiunge -, di pari passo è cresciuta la dimensione culturale, la consapevolezza di richiamare la tradizione e ‘comunicare’ con l’arte”.

Una capacità comunicativa perseguita anche attraverso sperimentazione e collaborazione con creativi, architetti e designer. Per esempio con l’artista Bob Marongiu, ‘conquistato’ dalla sua brocca, interpretazione di quella sacra arcaica, o con l’architetto Roberto Virdis, col quale ha ideato e realizzato un singolare monumento ai caduti a Oniferi, imperniato sul gioco della bardunfula (trottola), passatempo dei ragazzini del paese precocemente chiamati alle armi per la Grande Guerra. L’ispirato lavoro manuale include formature a lastra, a colombino, a stampatura. A connotare di vivace espressività artistica si aggiungono le tecniche decorative (traforo, graffito, rilievo e smaltature).

Corredi, gioielli, ricami, abiti tradizionali costituiscono il ricco patrimonio iconografico al quale la Tola attinge per elaborare le sue produzioni, ammirabili ogni anno anche nelle due più celebri mostre dell’artigianato artistico (a Samugheo e a Mogoro). A oggetti d’uso quotidiano (piatti, ciotole, centrotavola, tazze e caraffe), declinati in varie linee, si aggiungono gioielli in ceramica, campanacci dalla forma arcaica, caraffe, zucche e sonaze, “in omaggio al mondo agropastorale”.

Il manufatto che maggiormente la contraddistingue è il bottone, ‘citazione’ tratta dell’abito tradizionale femminile. La linea Buttones fa parte del progetto ‘Amore sardo Amor profano’, collezione di monili in ceramica ispirata alla tradizione orafa: “Con i bottoni sono cresciuta e mi sono fatta conoscere: non a caso, al lab di Olbia ho scelto di mostrare la loro realizzazione, anche se ho portato anche altri manufatti simbolo”.

E a proposito di elementi identitari, ad accompagnare Valeria a Olbia abbiamo visto anche la figlia in abito tradizionale.

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L’oggetto più richiesto, però, è un altro gioiello, le collane. Sul web, sui social e non solo: “Di recente sono stata inventata a un evento-workshop in Costa Smeralda alla presenza dei più importanti wedding planner internazionali, come dono per i partecipanti, hanno scelto proprio le mie collane”.

Valeria è iscritta a www.sardegnaartigianato.com sin dalla sua istituzione: “Un’ottima vetrina promozionale, altamente informativa e con immagini di qualità, che valorizzano i manufatti. Inoltre, è perfetta se abbinata a bandi, come nel caso di quello di qualche anno fa per ‘vestire’ di arredi tradizionali gli hotel dell’Isola: era stata una grande idea della Regione e una ‘boccata d’ossigeno’per tanti artigiani”.

Stesso apprezzamento per le boutique Isola negli aeroporti: “È un’iniziativa efficace, seppure occorrerebbe una maggiore selezione di artigiani e produzioni per rappresentare al meglio la Sardegna”.


La ceramista espone sia a Cagliari che a Olbia: “I riscontri sono buoni. Capita spesso che, dopo aver visitato la pagina dedicata a me nella vetrina o aver ‘toccato con mano’ i miei manufatti negli aeroporti, tantissimi clienti mi contattino via social”.

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